Approccio endoscopico endonasale trans-sfenoidale nella patologia ipofisaria

Abstract

– Di recente, Jho e Carrau hanno messo a punto una nuova tecnica chirurgica che permette di raggiungere la regione sellare tramite un accesso unilaterale endonasale trasfneoidale. Tale approccio è più semplice e meno invasivo rispetto a quello microchirurgico transfenoidale, richiedendo solo un endoscopio rigido per la visualizzazione del campo operatorio, senza l'ausilio dello speculum nasale. Dal Gennaio 1997 al Dicembre 1998 sono stati trattati, con tale tecnica, 66 pazienti (43 femmine e 23 maschi di età compresa tra i 16 e i 75 anni) presso l'Istituto di Neurochirurgia dell'Università di Napoli “Federico II”. I casi erano rappresentanti da 48 macroadenomi, 10 microadenomi, 3 craniofaringiomi, 2 cordomi del clivus, 1 cisti aracnoidea soprasellare e 2 sinusiti del seno sfenoidale. Il follow-up post-operatorio mediante RM con mezzo di contrasto paramagnetico a 1, 3 e 6 mesi ha mostrato l'asportazione totale degli adenomi ipofisari in 39 casi, una resezione subtotale in 9 e parziale in 10; la resezione dei 3 craniofaringiomi e della cisti aracnoidea e la risoluzione dei 2 casi di sfenoidite. Nei 2 casi di cordoma è stata realizzata solo una biopsia. Il follow-up ha mostrato una deficenza di GH in 2 casi, di ACTH in 1 caso, panipopituitarismo in 1 caso e diabete insipido in 1 caso. È stata ottenuta una cura in 9 su 17 pazienti affetti da adenomi GH-secernenti, in tutti e tre i pazienti affetti da adenomi PRL-secernenti e in 2 su 6 pazienti portatori di adenomi ACTH-secernenti. Per quanto riguarda i deficit campimetrici, questi erano presenti in 34 pazienti su 41: dopo l'intervento si è ottenuto un recupero in 13 pazienti, un miglioramento in 11 mentre in 10 pazienti il deficit è rimasto immodificato. L'endoscopia rappresenta una tecnica meno invasiva che offre una visione anatomica più ampia, difficoltà respiratorie più modeste e una più breve degenza in ospedale. Per tali motivi, l'endoscopia è particolarmente indicata nelle recidive, nei pazienti anziani e in quelli in condizioni generali precarie.