Abstract
L'obiettivo di questo saggio è indagare il rapporto tra innovazione sociale, università e città. Per fare ciò vengono presentati alcuni studi di caso costruiti a ridosso di pratiche innovative promosse a Milano e Venezia. Dopo aver evidenziato che il rapporto tra università e innovazione sociale è un tema emergente del campo di studi e che l'approccio prevalentemente adottato fino ad oggi è riconducibile all'elica a tre pale, viene messa in evidenza la necessità di sviluppare un differente approccio analitico, che aiuti ad indagare anche la qualità dei processi e degli attori. L'articolo adotta la prospettiva della città come gruppo di regolazione dell'economia, sviluppata a partire dal lavoro da Arnaldo Bagnasco e Patrick Le Galès sulla new political economy delle città. Così osservata la relazione tra università e pratiche di innovazione sociale assume un differente spessore, che ci permette di delineare alcuni apprendimenti e di portare alla luce delle contraddizioni. Il saggio ridimensiona il ruolo dell'università come attore istituzionale ed enfatizza il ruolo degli accademici, che fungono da "agente lievitante" del pluralismo nella governance urbana.
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