Abstract
L'articolo propone una genealogia critica del concetto di giusta transizione, a partire da un'interpretazione del rapporto tra questione sociale e questione ambientale non basata sulla mutua esclusività, bensì sulla dinamica di allargamento che la seconda produce rispetto alla prima. In una prima fase, la giusta transizione si pone come pratica sindacale difensiva, risposta alla crisi del Fordismo come dispositivo entropico. In un secondo momento, tuttavia, l'incontro con la giustizia climatica le fornisce "nuove abiti", capaci da un lato di elaborare un punto di vista classe sulla crisi ambientale e, dall'altro, di attivare un potenziale ecologico nel contesto di recenti mobilitazioni operaie recenti, come quella dell'ex-GKN di Campi Bisenzio.
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