1. Parisi A. (1987), La specificità del voto regionale in Italia: interrogativi teorici e risposte della ricerca empirica, in Caciagli e Corbetta (1987), pp. 27–56.
2. Questo limita naturalmente il campo di scelta del presidente il quale, se desidera circondarsi nella futura giunta di persone di fiducia o di tecnici, deve necessariamente fare in modo che siano eletti in consiglio. A questo effetto, nelle elezioni di aprile sono state utilizzate soprattutto le liste regionali. Diverso è il caso dei sindaci nei comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti. Qui, come è noto, i sindaci possono nominare gli assessori al di fuori del consiglio comunale. Nel caso delle regioni, il vincolo costituzionale ha facilitato una scelta sicuramente conservatrice. Va da sé che questo argomento può essere utilizzato per spiegare anche gli altri aspetti di conservazione dei meccanismi esistenti incorporati nel nuovo sistema elettorale regionale.
3. Solo tre liste «minori» hanno superato la soglia del 3%: i Popolari di Ispirazione Cristiana in Molise, i Democratici in Basilicata e il PRI in Calabria. La lista «Nuova Italia-Autonomia Veneta» ci si è avvicinata avendo ottenuto il 2,8%.
4. Bartolini S. e d'Alimonte R. (1995b), La competizione maggioritaria: le origini elettorali del Parlamento diviso, in Bartolini e D'Alimonte (1995), pp. 317–372.
5. Se questa ipotesi fosse confermata potremmo dire di essere in presenza di un problema di apprendimento delle nuove regole che dovrebbe essere affrontato con una campagna di informazione mirata.