Immunoterapia adottiva mediante Infusione di Linfociti da Donatore (DLI) dopo trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche e monitoraggio del chimerismo

Author:

Zani Camilla,Neri Roberta,Balza Giuseppina,Verri Maria Grazia,Cagnati Marika,Arata Manuela,Francesco Zallio,Rivela PaoloORCID,Bensi TheaORCID,Patrone MauroORCID,Mele Lia

Abstract

Obiettivi: il trapianto allogenico di Cellule Staminali Ematopoietiche (CSE) è un importante trattamento per i pazienti affetti da patologie ematologiche in quanto può indurne la remissione; tuttavia, la recidiva di malattia è una delle cause più importanti di fallimento. L’immunoterapia adottiva rappresenta un nuovo approccio terapeutico contro i tumori ematologici, affiancandosi e a volte sostituendosi alle terapie tradizionali, quali chemioterapia e radioterapia. L’Infusione di Linfociti da Donatore (DLI), ovvero l’infusione di linfociti dello stesso donatore allogenico di CSE, rientrano all’interno di tale terapia in quanto hanno lo scopo di ripristinare le capacità difensive del sistema immunitario, rappresentando una possibilità di cura per il paziente. Presso il settore di Processazione CSE della SC Medicina Trasfusionale dell’Azienda Ospedaliera Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria, è stato eseguito uno studio retrospettivo in pazienti ematologici trapiantati, afferenti alla SC Ematologia, allo scopo di valutare se il monitoraggio del chimerismo, eseguito su sangue periferico, linea linfoide, linea mieloide e midollo osseo pre e post infusione di DLI potesse dare informazioni al clinico circa l’efficacia dell’immunoterapia adottiva. Materiali e Metodi: lo studio del chimerismo è stato effettuato mediante Polymerase Chain Reaction – Short Tandem Repeats (PCR-STR). Tale tecnica utilizza polimorfismi genici, gli STR, ripetizioni in tandem di piccole sequenze nucleotidiche che si ripetono n volte. Si individuano tre differenti situazioni: i) chimerismo completo, le cellule del donatore sono >90%; ii) chimerismo misto, coesistenza nel ricevente delle proprie cellule e di quelle del donatore presenti in un intervallo che va dal 20-85%; iii) chimerismo assente, ricostituzione emopoietica autologa, cellule del donatore <20%. Risultati: una prima analisi dei dati evidenzia che la distribuzione dei pazienti all’interno delle varie patologie risulta essere disomogenea. Si è quindi ritenuto di raggruppare i pazienti in base alla patologia ematologica di appartenenza. Nei pazienti affetti da Leucemia Mieloide Acuta (LMA) i dati ottenuti mostrano che 14 (54%) sono deceduti a causa di complicanze nonostante l’infusione di DLI. I restanti 12 pazienti mostrano un tasso di sopravvivenza del 46%. Nei pazienti affetti da Leucemia Linfoblastica Acuta (LLA) i dati raccolti evidenziano che 4 pazienti risultano deceduti con un tasso di mortalità pari al 50%. I restanti pazienti mostrano un tasso di sopravvivenza del 50%. Nei pazienti affetti dalle restanti patologie Linfoma di non Hodgkin (LNH), Mielodisplasia (MDS), Linfoma di Hodgkin (LH), Mieloma Multiplo (MM), Leucemia Linfoblastica Cronica (LLC). È possibile, quindi, osservare come anche nel caso di questo gruppo di patologie, la percentuale di mortalità è del 50%. I restanti pazienti mostrano un tasso di sopravvivenza del 50%. Dei 47 pazienti, 34 (72%) non hanno sviluppato Graft versus Host Disease (GvHD) post DLI, mentre 13 (28%) hanno sviluppato GvHD cronica o acuta. Conclusioni: i nostri dati concordano con quelli presenti in letteratura che riportano come, dopo infusione di DLI, la remissione si attesti intorno al 15-42% per le LMA e tra il 40-60% per le LLA, mentre il tasso di mortalità sul 50% per entrambe. Per quanto riguarda le restanti patologie abbiamo osservato che nei 13 pazienti presi in esame, la percentuale di mortalità è del 50%, equiparabile al tasso di sopravvivenza. In questo gruppo di patologie, il ruolo dei DLI in letteratura, non è chiaro. Per quanto riguarda lo sviluppo di GvHD post DLI in letteratura si aggira intorno al 50-60% dei pazienti; i nostri dati mostrano un valore inferiore che si attesta intorno al 28% per quanto riguarda tutte le patologie prese in esame. L’analisi dei dati raccolti, sebbene la dimensione del campione sia ridotta e siano presenti numerose variabili ad esso correlate, ci permette comunque di confermarne l’aderenza ai lavori presenti in letteratura. Pensiamo quindi che l’infusione di DLI sia un’importante arma terapeutica all’interno delle strategie di cura a disposizione dell’ematologo.

Publisher

PAGEPress Publications

Subject

General Medicine

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