Abstract
Recentemente la letteratura dedicata alla ricezione kantiana di Spinoza ha conosciuto un sensibile incremento. Diversi sono gli studi consacrati alla mappatura della presenza di quest’ultimo negli scritti sia precritici che critici del primo, e diversi sono i risultati conseguiti da ciascuno. Eppure, con l’eccezione di qualche richiamo alla sezione in cui lo spinozismo è presentato come l’unica alternativa all’idealismo trascendentale, la Critica della ragion pratica non è quasi mai menzionata né, tanto meno, si è soliti guardare ad essa nel tentativo di trovare qualcosa che attenui il contrasto tra le due prospettive. Scopo del presente saggio è mostrare come sia proprio nella seconda Critica, e in particolare introducendo il Faktum della ragione, che Kant pensa, per così dire, assieme a Spinoza. Nel 1788, la legge morale si comporta come un’idea adeguata che ci rende cause attive, e l’esperienza della libertà procurata dalla coscienza che ne abbiamo risulta essere, perciò, analoga all’esperienza dell’eternità illustrata dal V libro dell’Etica.