Abstract
Il saggio si concentra sulla produzione di Pietro Patrizio, magister officiorum alla corte di Giustiniano e autore di due opere: una Storia dall’età postcesariana al IV secolo e un trattato Sull’ordinamento politico. Pietro guarda con favore ai processi di centralizzazione del comando, prestando particolare attenzione ai rapporti tra imperatore e senato. Nella sua visione, quest’ultimo è chiamato ad esercitare prioritariamente due funzioni: legittimare il nuovo imperatore al momento della sua investitura e farsi garante del suo potere contro fenomeni di ribellismo interno, in primis eventuali usurpazioni. Al senato viene così riconosciuto un ruolo autorevole, ma subordinato sia alla figura imperiale sia al consesso più ristretto degli uomini che la affiancano (il consistorium), cui, in ultima analisi, vengono deputate le decisioni. Questa posizione collima con le direttive espresse nella Novella 62 de senatoribus; contrariamente a molti intellettuali coevi, Pietro sembra così pienamente condividere l’impronta autoritaria del regime giustinianeo.
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