Abstract
La diffusione della comunicazione attraverso canali non convenzionali, in primo luogo i social network, sta alimentando una serie di preoccupazioni relative all’emersione della cosiddetta narrazione cospirativa. Il saggio cerca di comprendere la struttura di tale tipologia narrativa evidenziando come la società occidentale presenti i sintomi di quella che Girard chiamava «crisi sacrificale» (ricerca spasmodica di un capro espiatorio e spirito profetico diffuso). Tuttavia, lo storytelling emergente non riesce ad approdare a uno schema narrativo tragico, che potrebbe dischiudere la possibilità di una catarsi per i fruitori, ma resta intrappolato in una narrazione fortemente polarizzata. Questo tipo di struttura caratterizza sia le interpretazioni della realtà dette comunemente complottiste sia le contro-spiegazioni a difesa dell’establishment che si auto-definiscono scientifiche e demistificatorie. Questa narrazione riflette la nostra regressione immaginativa dovuta all’impossibilità di pensare un futuro al di fuori del sistema capitalista, i cui squilibri vengono percepiti come naturali e inevitabili.
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