Salivary biomarkers and proteomics: future diagnostic and clinical utilities

Author:

Castagnola M.1,Scarano E.2,Passali G.C.2,Messana I.3,Cabras T.4,Iavarone F.5,Di Cintio G.2,Fiorita A.2,De Corso E.2,Paludetti G.2

Affiliation:

1. Institute of Biochemistry and Clinical Biochemistry, Catholic University, Rome, Istituto di Chimica del Riconoscimento Molecolare C.N.R. Rome, Italy;

2. Department of Head and Neck Surgery, “A. Gemelli” Hospital Foundation, Catholic University, Rome, Italy;

3. Life and Enviromental Sciences Department, University of Cagliari, and Istituto di Chimica del Riconoscimento Molecolare C.N.R. Rome, Italy;

4. Life and Enviromental Sciences Department, University of Cagliari, Italy;

5. Institute of Biochemistry and Clinical Biochemistry, Catholic University, Rome, Italy

Abstract

Lo studio della proteomica salivare, test economico e non invasivo, rappresenta una fonte di numerose informazioni, ed è utile per la diagnosi di svariate malattie. Da quando siamo entrati nell’era della tecnologia genomica e delle scienze “omiche”, la raccolta di campioni salivari è aumentata esponenzialmente. Recenti piattaforme proteomiche hanno analizzato il proteoma salivare umano, caratterizzando circa 3000 peptidi e proteine, espressi in maniera differente: più del 90% in peso deriva dalla secrezione delle tre ghiandole salivari maggiori, mentre la restante parte proviene dalle ghiandole salivari minori, dal fluido crevicolare gengivale, da essudati mucosi e dalla microflora orale. L’obiettivo principale dell’analisi proteomica è discriminare tra condizioni fisiologiche e patologiche. Ad oggi, tuttavia, non esiste un preciso protocollo che permetta di analizzare l’intero proteoma salivare, pertanto sono state realizzate svariate strategie. Innanzitutto, è possibile distinguere due tipologie di piattaforme proteomiche: l’approccio “top-down” prevede l’analisi delle proteine sotto esame come entità intatte; nell’approccio “bottom-up” la caratterizzazione della proteina avviene mediante lo studio dei peptidi ottenuti dopo digestione enzimatica (con tripsina tipicamente). A causa di questa eterogeneità, per una stessa patologia sono stati proposti differenti biomarkers. Il proteoma salivare è stato caratterizzato in numerose malattie: carcinoma squamoso e leucoplachie orali, malattia del trapianto contro l’ospite (GVHD) cronica, sindrome di Sjögren e altri disordini autoimmuni come la sindrome SAPHO (sinovite, acne, pustolosi, iperostosi e osteite), schizofrenia e disordine bipolare, malattie genetiche come la sindrome di Down o la malattia di Wilson. In conclusione, i risultati delle ricerche riportate in questa review suggeriscono che nel prossimo futuro la saliva diverrà un fluido di indubbia rilevanza diagnostica utile per fini clinici, sia diagnostici, sia prognostici.

Publisher

Pacini Editore

Subject

Otorhinolaryngology

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