1. Cfr. Leo, Gesch. d. röm. Lit., I 132 n.; A. Thierfelder, De rationibus interpolationum Plautinarum, Lipsiae 1929, 125 sg.
2. sarà ispirato a Plaut. Persa 170 quamquam ego vinum bibo, at mandata non consuevi simul bibere una, citato dal Leo in apparato. — Di questa seconda contraddizione giudica ora diversamente E. Paratore in Plauto, Amph., Firenze 1959, 15.
3. L’ipotesi del Langen, accettata dal Leo, che l’interpolazione abbia fatto cadere il genuino finale della scena, in cui Anfitrione avrebbe mostrato di notare l’entrata di Alcmena, contrasta col fatto evidente che ancora al v. 654 Anfitrione non s’è accorto della presenza della moglie. Aggiungo qui che il Thierfelder, pur preferendo l’ipotesi dell’interpolazione, non esclude del tutto che 629–632 siano un’aggiunta di Plauto al modello. A un Plauto «interpolatore» così maldestro noi non ci sentiamo di credere.
4. Per ridurre al minimo i ritocchi a questo verso, del resto lievi, si potrebbe pensare a correggere solamente il ret dei codici in ne anzichè in re (la posizione del ne non farebbe difficoltà); ma il re[t] del Camerarius sembra intuitivo. Cfr. Ribbeck, Die röm. Tragödie im Zeitalter der Republik, Leipzig 1875, 464 e 49. Sul passo di Cicerone è ritornato di recente C. Del Grande, TpaycAta, Napoli 1952, 189 sgg.
5. Cfr. Wilamowitz, Eur. Herakles, I4, 153 e n. 62.