Abstract
In Inghilterra nel 2007 è stato avviato un esperimento nazionale con l'obiettivo di affrontare "il più grande problema sociale del Paese": la depressione. È stato così lanciato il programma Impro-ving Access to Psychological Therapies (IAPT), che consiste nell'offrire terapie psicologiche evidence-based a tutti i pazienti con depressione e ansia. Il NICE (National Institute for Health and Care Excellence) stabilì che la terapia cognitivo-comportamentale (cognitive-behavior therapy [CBT]), non i farmaci, doveva essere la prima scelta. La via era spianata. Lo IAPT si propose tre obiettivi: aumentare rapidamente l'accesso alla CBT, diminuire la prevalenza di depressione e an-sia e, il più ambizioso, ottenere un guadagno per le casse dello Stato riducendo il peso economico della depressione, cioè abbassando le assenze lavorative per malattia. Era un New Deal per la depressione, e anche per la CBT. Ma ha funzionato? Noi psicoanalisti siamo disposti a cogliere ciò che ci ha insegnato lo IAPT e sostenere un New Deal per la psicoanalisi evidence-based? Di fron-te alle sfide della disoccupazione, delle crescenti disuguaglianze, del cambiamento climatico, delle guerre e dei lutti dovuti alla pandemia di COVID-19, la necessità di questo New Deal non può essere più urgente.
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